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Selvaggi e Folli


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Orsi


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Bibliografia
Ai confini dell’umano

Dalla comparazione tra la produzione mitica di due mondi lontani geograficamente e storicamente, quali gli Indiani della costa del nord-ovest d’America e l’uomo medievale europeo, sono emerse profonde analogie rispetto a particolari figure, che percorrono entrambi gli universi culturali: il Selvaggio, il Folle e l’Orso.
Una ricca documentazione di racconti e leggende provenienti dalla tradizione orale, ma soprattutto l’uso delle fonti iconografiche, strumento principale di questo lavoro, hanno consentito di verificare tali “somiglianze di famiglia” attraverso l’analisi degli attributi e delle funzioni che caratterizzano queste creature leggendarie.


Il Selvaggio e il Folle
Il Selvaggio e l'Orso
Il Selvaggio e l'Orso
Se il Selvaggio e il Folle sono esseri umani con spiccati tratti zoomorfi, l’animale che nell’Europa medievale è stato oggetto di un processo di antropomorfizzazione è l’orso.

La sua capacità di assumere posture che lo vedono spesso in piedi sulle sue zampe posteriori, la caratteristica di utilizzare le zampe anteriori per portarsi il cibo alla bocca, di nutrirsi di miele, frutti e radici oltreché di carne, di essere quindi onnivoro, lo rendono vicino alla comunità degli uomini.

 
Orso che mangia del miele estratto da un favo in paglia cucita. Il cibo viene portato alla bocca con le zampe anteriori. Kempen. Chiesa della Natività di Maria (Gaignebet- Lajoux, 1986). Cuccioli di orso grizzly in allerta (Savage, 1990).
La sessualità dell'orso

Anche le abitudini sessuali dell’orso evidenziano una parentela con l’uomo. I bestiari medievali ci raccontano che gli orsi non si accoppiano come gli altri quadrupedi, ma sdraiandosi e abbracciandosi, faccia a faccia come gli uomini e le donne. Ecco cosa scrive all’inizio del Duecento un autore anonimo latino dall’Inghilterra meridionale:

“Gli orsi non si accoppiano come gli altri animali, lo fanno guardandosi, abbracciandosi, baciandosi come uomini e donne. Il tempo del piacere è in loro più lungo che in qualsiasi altra specie e si accompagna a carezze e giochi simili a quelli di due amanti" (Pastoreau, 2008, p. 79).

Il più antico riferimento alle pratiche sessuali dell’orso è presente nella Storia naturale di Plinio, che, per il sapere medievale, rappresentava un’autorità indiscutibile.

“L’accoppiamento di questi ultimi [gli orsi] ha luogo all'inizio dell'inverno e non avviene nel modo consueto di tutti i quadrupedi, ma i due animali stanno sdraiati e abbracciati; poi avviene la separazione in caverne diverse, nelle quali le femmine danno alla luce dopo 30 giorni per lo più cinque piccoli" (Pastoreau, 2008, p. 79).

Soltanto a partire dal Settecento i trattati di zoologia confutarono tale credenza. Ma ancora nell’Ottocento il celebre naturalista, conte di Buffon, si limita a definire soltanto molto probabile il naturale modo di accoppiamento dell'orso : “è molto più probabile che [gli orsi] si accoppino come tutti i quadrupedi” (Pastoreau, 2008, p. 78).


Coppia di orsi che si accoppiano more hominum. Miniatura dal Livre de la Chasse di Gastone Febo, Avignone, fine del XIV secolo (Pastoreau, 2008).
Ma la cultura medievale mette anche in luce tratti pericolosi e considerati negativi della sessualità degli orsi. Il temperamento ardente ed il fatto che questi animali siano ossessionati dalla passione amorosa e non riescano a frenare il loro desiderio, diventa il motivo di aggressioni e rapimenti nei confronti delle donne.

Durante il Medioevo numerose leggende raccontano di amori o di amplessi tra orsi e fanciulle. Racconti che traggono origine da credenze più antiche. Se infatti la mitologia celtica e germanica fa chiari riferimenti a violenze da parte di orsi nei confronti di giovani donne, la mitologia greca, pur essendo meno esplicita, narra di Paride , che sebbene non assomigliasse ad un orso, era stato abbandonato in una foresta e nutrito dal latte di un’orsa. Proprio tale cibo gli conferì quelle caratteristiche ursine che lo indussero a rapire la donna più bella del mondo. La modalità del rapimento, infatti, era ritenuta una peculiarità degli orsi.

Unioni tra donne e orsi

Se le leggende concordano con il destino di fecondità delle unioni tra donne e orsi, mentre la medicina ritiene che in generale l’accoppiamento tra uomo e animale non sia fertile, una posizione che si distacca dall’opinione ortodossa della Chiesa ci proviene da un teologo, il Vescovo di Parigi. Il fine intellettuale Guglielmo d’Alvernia, partendo dal problema della definizione di cosa sia un animale, giunge alla conclusione che poiché l’orso è in grado di distinguere il Bene dal Male, prerogativa che segna il discrimine tra uomini e animali, non sia un animale comune. Anzi l’Orso è capace di provare sentimenti, subisce le conseguenze del peccato originale e parteciperà della resurrezione dei corpi: è una persona. Conseguentemente, mentre animali o demoni unendosi con donne non possono procreare , lo sperma dell’orso, avendo caratteristiche simili a quello dell’uomo, permette di generare figli che andranno battezzati ed educati come gli altri bambini. (Pastoreau, 2008, p. 91).

Le credenze medievali ci raccontano che da queste unioni nascono figli dotati di coraggio e forza. Tanto che in diversi stemmi di famiglia di reali ed aristocratici compare l’orso, a far segno della discendenza da quest’animale mitico. Anche grandi eruditi, come lo scandinavo Sassone Grammatico, raccontano che il bisnonno del re danese Svend II Estrdsön (1047-74) fosse figlio di un orso, che aveva rapito e sposato una giovane donna. Il prestigio ottenuto dalla dinastia danese a causa delle sue origini provocò l’invidia delle monarchie norvegesi e svedesi le quali rintracciarono comunque parentele e origini comuni con l’aristocrazia danese. Le caratteristiche ursine possono anche essere acquisite per allevamento da parte di un’orsa. E proprio la leggenda di Valentino e Orsone, nipoti dei re di Francia, ci dimostra come un uomo nutrito ed educato da un’orsa possa diventare feroce, forte ed imbattibile proprio come un orso.

Ritratto di Re Svend II Estrdsön di Danimarca (1047-74) http://www.denstoredanske.dk


 

I gemelli Valentino e Orsone, nipoti del re di Francia, dopo essere stati abbandonati nella foresta vengono raccolti e adottati. Ma il loro destino sarà diverso: Valentino, ritrovato dal Re verrà educato a corte, mentre Orsone sarà allevato e cresciuto da un'orsa.



Valentin and Orson
, edizione di Londra, 1682.
(Gaignebet- Lajoux, 1986).
L'orsa allatta assieme ai suoi piccoli anche Orsone, il quale ha già acquisito la pelosità dell'uomo selvaggio. Orsone diventerà una creatura molto forte e temuta e sarà catturato soltanto da Valentino il quale lo condurrà a corte.



Valentin and Orson, edizione di Londra, 1682.
(Gaignebet- Lajoux, 1986).
In Italia, alla fine del Duecento, nacque una leggenda intorno ad una famiglia che dette i natali a tre papi e a diversi alti prelati: gli Orsini. Si diceva infatti che un avo di tale prestigiosa famiglia avesse avuto rapporti di contiguità con un’orsa. Se la relazione con la femmina di tale animale era considerata una mostruosità, l’allattamento da parte di un’orsa avrebbe conferito invece poteri e qualità. Fu proprio questa seconda versione che divenne quella prescelta dagli Orsini, che tra l’altro li avvicinava anche ai Re di Roma.



A fianco:
Emblema della Famiglia di Giovenale Orsini.
Miniatura tratta da un Libro d'Ore parigino, 1440 circa
(Pastoreau, 2008).

Presso le popolazioni amerindiane l’orso, come altri animali viene spesso considerato una persona. Nel linguaggio degli sciamani Lakota, ad esempio, viene indicato con il termine Hunompa che generalmente è impiegato per riferirsi all’essere umano e che tradotto significa “essere a due gambe, bipede” (Comba, 2000, p. 227). Anche presso tali culture si ritiene possano nascere passioni amorose tra fanciulle ed orsi, ma in genere l’esito di una relazione o di una visione dell’orso da parte della donna consiste in un’autentica trasformazione di questa in orsa e in un suo totale inselvatichimento. La concia delle pelli d’orso durante il periodo mestruale può diventare per le donne un momento di trasformazione in orsa e di rischio di perenne allontanamento dalla condizione umana.
Come per l’aristocrazia medievale, le qualità riconosciute all’orso ne fanno un antenato mitico per i clan della costa di Nord- Ovest. I pali totemici di fronte alle case e i pali funerari spesso mostrano l’orso tra le creature originarie delle famiglie e numerose raffigurazioni rappresentano sciamani e capi che discendono da orsi.


In alto:
Il corpo del capo Tlingit, Shakes, esposto dopo il decesso, con indosso gli abiti cerimoniali che riproducono l'immagine dell'orso, da cui il capo ritiene di discendere. Alla sua destra è posta una maschera da orso e alla sua sinistra il corpo impagliato dello stesso animale.

(Rockwell, 1991).
Palo totemico con orso posto davanti all'ingresso di un'abitazione.

(Canadian Museum of Civilization, Ottawa)

 

Contiguità con morte e rinascita
L’ orso è un animale che ha contiguità con il mondo dei morti, cade in letargo per risvegliarsi in primavera, quando la natura rinasce, e questa caratteristica lo rende una creatura di confine tra i vivi e i morti e gli conferisce, data la sua eccezionalità, dei poteri. La sua stessa prole alla nascita appare moribonda, e la madre leccandola a lungo e riscaldandola la riporta in vita. La lingua, strumento di resurrezione dei piccoli orsetti, era spesso ritenuta, nella sensibilità antica occidentale, fonte di vita e organo di conoscenza.


Alla nascita il grizzly è cieco, privo di denti e pesa circa 500 grammi.
I piccoli nascono a metà dell'inverno, nell'oscurità della tana in cui la madre iberna
(Savage, 1990).

Orsa che lecca i suoi cuccioli. Miniatura di un bestiario inglese, 1190 circa. San Pietroburgo (Pastoreau, 2008).
I Poteri di cura

I poteri di cura dell’orso sono ben evidenziati dalla leggenda dell’orso di Santa Riccarda. In passato, il giorno della Candelora, gli Zoppi affluivano numerosi ad Andlau nell'abbazia fondata da Santa Riccarda. Dopo la processione in onore della Vergine, gli sventurati pellegrini si accostavano alla scultura dell’orso e posavano i piedi nel buco scavato dall’orsa della leggenda, sperando di ottenere una rapida guarigione.

A fianco:
L'Orsa di Andlau (Alsazia), Chiesa di San Pietro e Paolo.

(Gaignebet- Lajoux, 1986).
La caratteristica dell’orso di scavare il terreno alla ricerca di radici fa di questa creatura, presso le popolazioni del Nord-America, un esperto delle proprietà medicinali delle piante. La visione dell’orso trasferisce a colui che la ottiene le conoscenze di cura possedute dall’animale. La Società dell’Orso dei Lakota è la società sciamanica che gode di maggior prestigio all’interno dei diversi tipi di curatori. Uomini gravemente feriti, attraverso un rituale molto preciso, vengono curati da sciamani che si vestono con pelli d’orso e ne imitano le movenze per richiamare tutta la potenza dell’Orso.

Dipinto di George Catlin che raffigura lo sciamano White Buffalo ("Bisonte bianco) mentre tenta di rianimare uno dei capi della tribù dei Blackfoot colpito a Fort Union. Il pubblico, tra il quale si trovava Catlin, formava un cerchio dal diametro di circa dieci metri attorno al morente e cadde in un completo silenzio all'arrivo dello sciamano.
Racconta Catlin "Non si sentiva volare una mosca; l'unico rumore era il tintinnio dei sonagli dell'abito dello sciamano che avanzava lentamente nel varco che gli era stato riservato...Si avvicinò al cerchio piegato sulle ginocchia, lento e oscillante. Aveva il corpo e la testa completamente nascosti da una pelle di grizzly, la cui testa serviva da maschera. Gli artigli pendevano all'altezza dei polsi e delle caviglie, in una mano agitava un sonaglio dal suono spaventoso e nell'altra brandiva la sua lancia magica".

America del Nord - Grandi Pianure - Blackfoot
(More, 1997).
L'Orso conferisce poteri ai guerrieri

Il coraggio, l’aggressività, la ferocia dell’orso diventano qualità che trasferite su di un uomo sono in grado di renderlo un guerriero imbattibile. Presso gli Assiniboin esisteva una Società dell’Orso che aveva la funzione, oltre a quella di cura, di partecipare alle spedizioni di guerra con particolare furia e audacia. Il segno dell’orso, che consisteva nell’arrotolarsi i capelli sulla testa in modo da fare dei nodi simili alle orecchie dell’animale, e le immagini che decoravano gli scudi utilizzati in guerra diventavano strumenti efficaci che consentivano ai combattenti di assumere le caratteristiche dell’animale. Anche presso altri indiani delle Pianure, l’uso di collane di artigli d’orso o di scudi con decorazioni che riproducono gli orsi erano utilizzati comunemente dai guerrieri.
Uno dei più famosi disegni su scudo con i motivi relativi al potere dell'orso arriva probabilmente dal Dipartimento dalla Collezione del Museo del Dipartimento di guerra (War Department Museum Collection).
Indiani - Grandi pianure (Hämäläinen, 2011).
Custodia per scudo.
Indiani- Nord America - Grandi Pianure - Hidatsa.
(Hämäläinen, 2011).
Bibliografia